PERFORMANCE, STRESS E VARIABILITÀ CARDIACA

A cura di Lorenza Bicchieri

Tutti abbiamo esperienza del fatto che la nostra Frequenza Cardiaca (FC), ma anche la nostra Pressione Arteriosa (PA), è variabile in funzione di molti stimoli. L’esercizio fisico, le emozioni o gli stressor acuti, ne sono solo alcuni esempi. In condizioni normali, queste modificazioni sono temporanee, ossia i parametri fisiologici ritornano ai livelli basali per la persona al termine della sollecitazione. Queste reazioni sono regolate dalle due branche del Sistema Nervoso Autonomo: il Sistema Simpatico, la cui attività provoca sul sistema cardiovascolare un aumento della FC e della PA, ed il Sistema Parasimpatico, che invece esercita l’effetto opposto. Quando la condizione psico-fisica è ottimale, l’attività di questi due sistemi è in equilibrio (bilanciamento simpato-vagale) e l’individuo in genere percepisce soggettivamente un adeguato stato di benessere e non rileva sintomi particolari. Può accadere che, pur in condizione di benessere percepito, possa invece sussistere una situazione dove questo bilanciamento viene meno.

In questo caso il soggetto è esposto ad un maggior rischio di manifestare disturbi psicosomatici e, nello sportivo, un calo di performance, overtraining ed infortuni. Esiste un indice oggettivo e scientificamente validato, in grado di evidenziare l’equilibrio della  bilancia simpato-vagale, ed è la Variabilità della frequenza cardiaca (HRV-heart rate variability). Questo parametro viene calcolato a partire dalla misurazione del tempo che intercorre tra un battito cardiaco e l’altro (intervallo interbattito), in condizioni di riposo. Più una persona è in buona salute e riposata, più la HRV è alta, a significare che i due   sistemi svolgono il loro compito correttamente, bilanciandosi a vicenda. L’affaticamento, i carichi di lavoro eccessivi o il recupero inadeguato, lo stress eccessivamente prolungato, abbassano la HRV ed indicano quindi la mancanza di equilibrio tra l’attività dei sistemi simpatico e parasimpatico.

Il disequilibrio generalmente consiste in un’incapacità del sistema vagale di riportare l’organismo in condizioni di riposo e recupero.

La HRV può essere allenata attraverso semplici esercizi di respirazione, meglio se attraverso biofeedback, che agiscono stimolando l’attività vagale. Ciò consente all’atleta di migliorare le proprie performance attraverso varie vie:

  • individuazione precoce e prevenzione di situazioni di sovraccarico (overtraining e/o overreaching), data la possibilità da parte del coach di adattare e personalizzare le tabelle di allenamento alle condizioni fisiche, rilevate oggettivamente;
  • potenziamento della propria capacità di recupero da parte dell’atleta;
  • l’allenamento della variabilità cardiaca, portando ad una maggiore efficienza cardiorespiratoria, ha come diretta conseguenza un miglioramento della resistenza fisica.

É inoltre dimostrato che allenare la HRV ha numerose ricadute positive in tutte le situazioni in cui è coinvolta un’eccessiva attività del sistema nervoso simpatico, come per esempio sulla gestione dell’ansia da prestazione o su molti disturbi psicosomatici.

Il training della variabilità cardiaca (HRV training), al pari dei training di rilassamento e di altre abilità mentali, fa parte del bagaglio di competenze dello psicologo dello sport.

Bibliografia: Lehrer, P. M. & Gevierts, R. (2014). Heart Rate Variability biofeedback: how and why does it work? Frontiers in Psychology, 5, 756. http://doi.org/10.3389/fpsyg.2014.00756.

Jiménez, M. S. & Molina Mora, J. A. (2017). Effect of Heart Rate Variability Biofeedback on Sport Performance, a Systematic Review. Applied psychophysiology and Biofeedback, Jun 1. don: 10.1007/s10484-017-9364-2.